Chi ha paura dell’informazione e perché?

Negli ultimi anni la politica è diventata alquanto allergica ai mezzi di informazione in generale, il perché è da ricercare in un maggior controllo esercitato da tanti utenti dei social media che fanno in modo da diffondere le notizie più velocemente raggiungendo utenti che altrimenti non sarebbero informati.

Il problema sorge quando tutto questo livore si propone in piccole comunità come ad esempio Larino, tanto per parlare di ciò che si conosce. Ebbene, cambiano le amministrazioni ma gli atteggiamenti verso chi, comitati, blog e giornali, si permettono di informare in maniera più approfondita gli utenti, non cambiano mai. Partiamo da un presupposto molto semplice, in una società civile e democraticamente avanzata, la critica alle attività politiche è pane quotidiano, attenzione però, non sempre per critica si intende “parlar male” degli amministratori pro tempore, è chiaro che se gli amministratori fanno bene il loro dovere la critica non può che essere positiva, ma proprio per questo, bisogna prendersi anche quelle negative, insomma mi sembra fin troppo logico che se non si vince l’elezione con il 100% dei consensi ci sarà sempre una sorta di opposizione, chiamiamola sociale, che avrà delle cose da dire, mi sembra fin troppo inevitabile. Ma allora perché anziché scegliere il confronto, libero e democratico, come detta la meravigliosa Carta Costituzionale, si sceglie sempre la strada del “pecoreccio”, “delle chiacchiere da comari frigide in piena menopausa”, di un livello talmente basso tanto da lasciar perdere anche un’eventuale risposta. Chi amministra in questo modo, e intendo tutta l’amministrazione, non il singolo amministrazione, significa che ha fatto un bel salto all’indietro tornando nel ventennio mussoliniano in cui se ti permettevi di criticare le azioni del pelato erano cazzi tuoi. Cosi oggi, in un’epoca in cui a dettare tempi e modi delle informazioni sono i social network e non le normali relazioni tra i soggetti dell’epoca ante social? Come si può pensare, nel 2019, di poter controllare tutto e tutti, sempre da un punto di vista della critica politica, come se invece di un’amministrazione democraticamente eletta avessimo ancora i podestà? Ma soprattutto, perché oggi la politica in generale ha cosi paura dell’informazione, e di quella libera soprattutto? E ancora, perché se un organo di informazione fa esclusivamente il suo dovere, che è quello di informare i cittadini, pochi o tanti che siano, fa cosi paura tanto da rischiare di essere messo all’indice, a volte riuscendoci con le famose “querele temerarie”, “intanto ti querelo poi vediamo”? E’ chiaro che sono domande abbastanza ironiche, mi rendo conto da solo, il punto però rimane e cioè, sei un amministratore? Si, stai amministrando bene? Si, e allora non devi aver paura, perché tanto cercare di fermare la critica politica o se vogliamo definirla democraticamente “l’opposizione” al tuo mandato sarebbe come cercare di fermare un’alluvione con le braccia.

«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.» L’articolo 21 è l’articolo della Costituzione italiana dedicato alla libertà di manifestazione del pensiero.