La denuncia arriva dal Movimento 5 Stelle di Larino. L’amministrazione comunale di Larino colleziona l’ennesima gaffe, a dire il vero da tempo gli amministratori ci hanno abituato a figure barbine in qualsiasi settore, ma questa che vi raccontiamo rappresenta l’apoteosi della inadeguatezza e della sciatteria di alcuni personaggi che amministrano questa città solo ed esclusivamente per i propri interessi.
L’ultima figuraccia in ordine di tempo è la bocciatura da parte della Regione Molise della richiesta per i cosi detti “lavori di pubblica utilità”. Un progetto che nasce dall’amministrazione Frattura (pensate un po’) e viene finalizzata nell’ agosto del 2018 da Toma, di cosa parliamo? Parliamo dello stanziamento da parte della Regione di circa due milioni di euro a favore di soggetti in difficoltà lavorativa, quei soggetti rimasti senza lavoro a causa della chiusura delle aziende in cui operavano, e parliamo dei disoccupati di lunga durata, insomma un parterre per niente trascurabile con i tempi che corrono, che però gli amministratori frentani hanno letteralmente abbandonato. Il perché è presto detto, la domanda del comune di Larino è stata dichiarata “irricevibile” il perché non lo sappiamo.
Cosa prevedeva il bando?
“Obiettivo del presente avviso – si legge nel bando – è stimolare la collaborazione tra i soggetti pubblici e privati che operano sui territori attraverso la chiamata a progetto per attività ai fini di Pubblica Utilità, in grado di aumentare il livello dei servizi e di sostenere il processo di inserimento e reinserimento sociale dei soggetti maggiormente svantaggiati, per la valorizzazione del bene comune e del benessere sociale. Indirizzare la spesa pubblica in senso produttivo, superando una logica meramente assistenziale, attraverso la realizzazione di progetti di attività ai fini di Pubblica Utilità che hanno il duplice obiettivo di assicurare, in via temporanea, anche un sostegno al reddito alle persone disoccupate che vivono in uno stato di disagio a fronte della loro partecipazione attiva ai progetti a beneficio delle comunità locali.” Rivolto ai soggetti di cui dicevamo prima, questo bando ha la durata di sei mesi rinnovabili per altri sei e poteva servire a dare respiro a tante famiglie alle prese con la disoccupazione dilagante, con una somma pari a 6.500,00 euro nel semestre, il tutto a totale carico della regione Molise, tutto!
E nel bando è scritto che ai comuni da 5000 a 30.000 abitanti spettano 50 unità, capito? 50 unità lavorative che potevano occuparsi di: Valorizzazione del patrimonio ambientale, tutela degli assetti idrogeologici, bonifica delle aree industriali dismesse e interventi di bonifica dall’amianto; Valorizzazione del patrimonio pubblico urbano, extraurbano e rurale, compresa la relativa manutenzione straordinaria; Valorizzazione dei beni culturali e artistici anche mediante l’attività di salvaguardia e promozione; Allestimento e custodia di mostre relative a prodotti, oggetti, attrezzature del territorio, nonché riordino o recupero e valorizzazione di beni archivistici, librari e artistici di interesse storico e culturale; Riordino straordinario di archivi e recupero di lavori arretrati di tipo tecnico o amministrativo; Attività ausiliarie di tipo sociale a carattere temporaneo. Ecco a cosa dovevano essere impiegate le unità a disposizione del comune frentano, a risolvere, seppure in parte, i gravi problemi della città legati alla mancanza ormai cronica di dipendenti comunali. Ora ci chiediamo come mai, la nuova amministrazione insediatasi a giugno del 2018, non riesce a presentare i progetti per questo bando? Chi doveva impegnarsi e non l’ha fatto? Non solo, il Sindaco ed il Presidente del consiglio comunale erano a conoscenza di questi bandi sin dal loro insediamento, e nonostante si erano impegnati a far si che questa cosa potesse andare bene, alla fine resta un pugno di mosche e l’amarezza di 50 famiglie che avrebbero potuto risolvere in parte i loro problemi. Invece a Larino si pensano i fatti propri più che all’azione amministrativa tesa a migliorare questa città, si pensa al “post sisma” si pensa a ridere e a scherzare, anziché rimboccarsi le maniche e fare il bene della comunità.