Coronavirus in Molise, l’imbarazzante silenzio della classe politica regionale

Da “il Volturniano” riceviamo e volentieri pubblichiamo

Troppo il rumore del Coronavirus. Capace addirittura di silenziare chi, fino ad oggi, riempiva le pagine di giornali con un comunicato al giorno. Oggi, nel momento più difficile di una regione, l’assenza della politica molisana è tremenda. Forse i sensi di colpa delle politiche degli ultimi vent’anni nella regione Molise, inducono i protagonisti a stare in un silenzio tombale. Assistiamo a una passerella al contrario. Tutti trincerati nelle proprie case, in attesa dell’assegno mensile che porta nelle tasche dei consiglieri e dei componenti della giunta, lauti compensi. Al di là di qualcuno che continua a lanciare messaggi che finiscono nel vuoto (piuttosto diretti alla stampa che ai diretti interessati), il resto è deserto.

Inoltre, nessuno di questi ha devoluto una parte dello stipendio alla sanità pubblica, dapprima depredata e in secondo luogo riconvertita, se non qualche piccolo caso (vedere i 5 Stelle). Il Pd addirittura lancia una raccolta fondi! Quanto verseranno gli esponenti del partito che negli anni a colpi di accetta hanno indebolito la sanità in Molise? È forse il segnale di maggiore umiltà che i politici molisani stanno lanciando, appunto stare zitti. Barricati nel loro silenzio dall’imbarazzo delle scelte forsennate degli ultimi anni. Michele Iorio, Paolo di Laura Frattura e Donato Toma, il Partito Democratico, Forza Italia, Fratelli d’Italia, La Lega, i partitini di centro, tutti principali protagonisti dello smembramento della sanità pubblica a favore della sanità privata di Aldo Patriciello. Quest’ultimo grande assente nel dibattito pubblico, se non per un comunicato congiunto insieme alla Tartaglione in cui punta l’attenzione più sull’economia che sulla sanità. Ebbene, se oggi i molisani temono che il virus possa creare danni nelle strutture sanitarie, il merito è proprio degli ultimi consigli regionali, formati di volta in volta dalle stesse persone in una sorta di interscambio di poltrone gattopardiane che tutto cambiano per non cambiare niente. Siamo in guerra (batteriologica), con un ospedale chiuso e altri ridotti ai minimi termini. Se finora non si registra un numero importante cdi casi contagiati in Molise, è solo merito dei cittadini e dell’isolamento geografico, sociale e culturale della regione. Il presidente Toma gioca a poker, con la sua poker face, e noi siamo le fish: azzarda e aspetta che l’avversario faccia la prima mossa. Per poi intervenire con il Work in progress. Nonostante gli appelli, le richieste e la possibilità di nuove assunzioni, il ritardo con il quale gestisce la riapertura di due nosocomi è inversamente proporzionale alla velocità con la quale i legislatori molisani deliberano scelte che favoriscono sempre il privato. Insomma, il coronavirus ha chiuso le bocche ai politici e ha aperto gli occhi ai cittadini. Miopi, da sempre legati a doppio filo a una classe dirigente che per anni ha curato solo i propri interessi e quelli degli amici, fagocitata appunto, da un elettorato inerme e in gran parte sottomesso. Insomma, il Molise esiste ed è una questione pubblicamente privata, privata del pubblico e gestita da pochi. Sarà importante quindi, ricordare, tenere a mente e attuare un radicale cambiamento della classe dirigente. Una volta che le gabbie saranno riaperte.

Il Volturniano