Coronavirus, Dybala o Maldini? Lo strano caso dei due positivi di Isernia

Vinicio Della Morale e Gilberto Gillo

L’avremmo chiamato volentieri il caso Dybala a Isernia (perché suona meglio) ma è più appropriato dire il caso Maldini. Sì, perché nel caso della Joya juventina e della compagna c’è una clinica privata, nel caso invece dell’ex capitano rossonero e il figlio c’è la sanità pubblica.

È quello che è successo a Isernia per i due casi positivi riscontrati il 26 marzo, due casi appunto, che hanno destato qualche sospetto di cittadini di serie A e cittadini di serie B. Ma non stiamo parlando di calcio e di calciatori, bensì di salute delle persone e di trasparenza e serietà dell’Asrem e della Regione, di privilegiati e di plebei: di arroganza e delle solite posizioni dominanti di ‘Io so io e voi non siete un cazzo’, probabilmente, e sottolineiamo probabilmente.

Ci teniamo comunque a precisare che queste righe sull’emergenza coronavirus a Isernia non hanno nulla a che fare con la caccia agli untori e scemenze del genere, ma vogliono porre all’attenzione quello che è già successo in Italia sul trattamento dei cittadini. Pertanto, auguriamo da subito ai due positivi dello stesso nucleo familiare di guarire al più presto e tornare a godersi la chiusa da negativi (i due sono rientrati da fuori regione circa 10 giorni prima del 26 marzo, si sono segnalati e si sono messi in quarantena).

Il cotton fioc per naso e per gola

Abbiamo chiamato in causa i campioni del calcio perché sono significativi di quello che è successo nella piccola e poco ridente città pentra o almeno a quello che fa pensare la situazione così come comunicata. Alcuni cittadini hanno sollevato sulle piattaforme social lo strano caso che ha coinvolto due persone e la modalità con la quale sono stati sottoposti ai tamponi.

La vicenda scaturisce quando a Isernia si sono registrati per la prima volta due casi autoctoni di positività al Covid 19. La notizia è balzata subito agli occhi di chi in effetti è rinchiuso da tempo in casa diligentemente e si è posto due domande sulla base delle dichiarazioni pervenute sui giornali. I due positivi al coronavirus, sono risultati tali, dopo essersi sottoposti agli esami e alla tanto agognata pratica del tampone pur essendo asintomatici.

La tempistica della vicenda, sfortunatamente per i protagonisti, è accaduta proprio quando, per una settimana, c’è stato il braccio di ferro per sottoporre gli operatori del 118 di Isernia al tampone, venuti a contatto con la signora di Monteroduni contagiata e portata al Pronto Soccorso in una situazione a dir poco rocambolesca. Ma non è questo che vogliamo raccontare.

In tutta Italia la bagarre tamponi sì, tamponi no, ha riempito le pagine di giornali, fatto girare comunicati a destra e manca per l’utilizzo a tappeto della pratica che vede infilare questo lungo fratello del cotton fioc (questa frase forzata è per non ripetere tampone, appunto, l’abbiamo ridetto) nella gola e nel naso. Sembrerebbe che la popolazione sia disposta a fare la fila pur di farsi ‘tamponare’ per essere sicuri di essere negativi.

La domanda legittima posta sui social è stata: “Perché, se asintomatici, a queste persone è stato fatto il tampone?” Tornando a qualche giorno addietro, si va a ripescare la frase del presidente della Regione Molise Donato Toma che dichiarava come “i medici e gli operatori che non presentassero sintomi devono lavorare nei rispettivi reparti e solo qualora si presentassero sintomi allora sarebbero stati sottoposti agli esami”, quindi al tampone, pratica, comunque, in linea con le direttive nazionali. E fin qui tutto normale o quasi.

Dall’ufficioso all’ufficiale il passo è breve

Il sospetto è nato spontaneo, vuoi per la poca trasparenza da parte dell’Asrem che continua a proclamare che la privacy è fondamentale (in Molise sembra più importante della salute) e non dà mai spiegazioni su quello che succede tecnicamente, vuoi perché è stata talmente palese la pratica tampanilistica extra regole (non sappiamo più come fare con questa parola, prendete per buono il vocabolo tampanilistico, che non esiste) che non servono scienziati per capirlo. Ma il dubbio dei cittadini è legittimo e legittimato dalle parole ufficiali del primo cittadino di Isernia Giacomo d’Apollonio, supportato da qualche consigliere che a sua volta si poneva dei dubbi su come sia stata gestita la cosa. “Sono asintomatici – ha detto il sindaco all’Ansa Molise – ma l’Asrem sta estendendo i tamponi alle persone più a rischio e, quindi, è stato rilevato che sono positivi”. A voi le interpretazioni.

Supercazzole burocratiche e dove trovarle

Ma la questione ufficiosa tirata fuori dai social vede addirittura il dg Oreste Florenzano rispondere (chiamato in causa poiché taggato) a un commento a margine di una conversazione social. Il dg Asrem commenta così: “I tamponi vengono decisi in base ad una valutazione medica svolta da una commissione. Le regole sono dettate dall’Istituto Superiore di Sanità ed esplicitate in apposite circolari. I casi sintomatici ivi definiti”. E fin qui pare tutto chiaro. Prosegue sempre Florenzano: “La declinazione di caso sintomatico è stata recentemente modificata ed è diventata più estesa”. Cioè, da tre sintomi a due sintomi a uno? Ma qui sembrava parlassimo di asintomatici! Comunque il dg non si ferma e va verso la conclusione: “Credo che avete rilevato dalla lettura dei dati il susseguente incremento dei tamponi”. Vale a dire, a nostro avviso, che con l’aumentare dei positivi in Molise si sia passati a una fase più rigorosa di tamponi.

Descrizione: C:\Users\Dons\AppData\Local\Microsoft\Windows\INetCache\Content.Word\florenzano.jpg

A parte il groviglio linguistico burocratico, questo commento appare come una supercazzola, ma questo è un altro discorso.

La domanda è? Questi soggetti x sono medici? Appartengono alle forze dell’ordine? Fanno parte di apparati statali o svolgono funzioni vitali per l’emergenza pertanto necessitano dei controlli approfonditi perché la loro funzione è importante e imprescindibile per l’emergenza coronavirus? I tal caso nessuna critica, anzi, è necessario ma ad oggi non è dato sapere. Sappiamo soltanto che il vantaggio che può dare il nostro piccolo Molise è proprio quello di poter giocare d’anticipo, un po’ perché ci conosciamo tutti, un po’ perché avvertire i cittadini è un atto (vorremo dire nobile ma in questo caso è necessario e basilare) dovuto e responsabile. Insomma, è difficile mantenere un segreto in un posto così piccolo e il rischio, è quello che si conclami come segreto di Pulcinella. Confidiamo nelle buone intenzioni degli ormai pazienti Covid, ma è lecito pensare che l’atteggiamento avuto da tutte le parti non sia molto leale, per non dire altro.

E noi ci chiediamo, soprattutto, ma questi giocano in Serie A? Lo chiediamo perché noi stiamo lottando per la promozione dalla B o al massimo qualcuno gioca per la salvezza. E il campionato della pandemia è in corso.

In ogni caso auguriamo buoni tamponi a tutti, non si sa in quale posto però, ma buoni tamponi a tutti.