Michele Mignogna
In quale regione d’Italia in piena emergenza Coronavirus un presidente azzera la giunta? Solo in Molise, e perché? Perchè il Presidente vuole il controllo totale su tutto e tutti. Sembra una barzelletta, tanto è vero che ieri sera appena i primi giornali telematici hanno battuto la notizia più di qualcuno ha pensato a uno scherzo, vista anche la quarantena che siamo costretti a sopportare, e invece no, lui Toma, l’ha fatto davvero, in vista della discussione sul bilancio in programma dal 20 al 22 aprile ha deciso bene di mettere un bel gancio alle palle degli assessori azzerando le deleghe in attesa del loro voto, ovviamente favorevole, al bilancio di questa disastrata Regione. La Giunta non è caduta perché magari gli assessori si sono accorti della gestione fallimentare della sanità regionale in questo periodo, magari, saremmo stati capaci anche di applaudire, non è caduta perché da mesi gli autisti delle aziende del trasporto pubblico locale non vedono il becco di un centesimo, magari, avremmo detto “cacchio a questi stanno a cuore le sorti di decine e decine di lavoratori molisani.
No Toma per garantirsi la totale reverenza di uomini ai quali nessuno darebbe tutti quei soldi ogni mese, ha di fatto, aperto una crisi per quanto pilotata possa essere, in un momento di estrema delicatezza per questa regione. Cosi come in un circo di quart’ordine hanno messo in scena uno spettacolo che non esitiamo a definire rivoltante e vomitevole, uomini che al primo posto mettono il portafogli, che devono garantirsi un posticino al sole per i prossimi mesi, e cosi, nessuno ha profferito parola, tutti allineati ai voleri di un Presidente talmente distante dai cittadini da non aver nessun rimorso. Ora succederà che da qui al 20 aprile prossimo, data di inizio della discussione sul bilancio, sarà un continuo tiro e molla per garantire il giusto numero di voti al Presidente affinchè continui a deliziarci con il suo teatrino. Un consiglio regionale, fatte le debite eccezioni, senza spina dorsale, in cui i dissidenti non sono proprio dissidenti e dove la maggioranza non sempre è maggioranza, un consiglio regionale che naviga a vista, tanto che a difendere la sanità pubblica sono gli stessi che nei cinque anni precedenti ne hanno decretato la morte, anche loro senza nessun rimorso. Forse per questo, prima liberano i palazzi del potere, prima potremo tornare a discutere di politica, di sviluppo, di crescita e prospettive. Prospettive a oggi negate dalla famelica voglia di potere di alcuni, a scapito di migliaia di cittadini con la sola colpa di vivere in una Regione amministrata da teatranti.