Per il Consiglio Direttivo: “Scelta obbligata. L’invito è di vivere serenamente, con responsabilità e con profondo rispetto la particolarità del momento”.
Chiediamo a Stefano Vitulli, vicepresidente della Pia Associazione dei Carrieri di San Pardo quali considerazioni si possono fare alla luce dell’ufficialità dell’annullamento della festa e cosa ci si dovrà aspettare da questo questo 26 Maggio così strano e così diverso da quello che dovrebbe essere.
“Mai nella vita avrei pensato che potesse accadere un fatto simile.
La speranza che l’emergenza sanitaria terminasse in tempi ragionevoli affinché ci fosse la possibilità di svolgere la processione come da tradizione è venuta meno intorno alla metà di Aprile quando si è definitivamente compreso che il divieto di ogni forma di assembramento sarebbe durato ancora per chissà quanto tempo.
È d’obbligo considerare che per lo svolgimento della festa di San Pardo è richiesta una lunga e complessa attività burocratica, con l’acquisizione di nulla osta e autorizzazioni che nessuno degli Enti preposti può o avrebbe potuto rilasciare a norma di legge.
Oltretutto, la processione dei carri o qualsiasi altra, per natura non può prescindere da un clima di serenità, di gioia, della presenza del popolo dei fedeli e soprattutto di piena sicurezza. Oggi, tempo di covid, non possiamo esimerci dal constatare che questi presupposti non ci sono e per effetto delle disposizioni governative, purtroppo, con profondo dolore siamo stati obbligati al suo annullamento, in ogni sua forma.
L’approssimarsi della mancata festa induce il proliferare di idee e proposte, addirittura di “processioni alternative”.
È evidente che la questione non è ancora chiara a tutti.
Prendiamo ad esempio l’articolo di ultima pubblicazione avente per titolo “processione ai tempi del covid. Si può fare”. Risulta essere un articolo contenente in realtà una non proposta, poiché tutto il mondo sa che al tempo del Coronavirus non esistono processioni alternative ad altre. Le processioni sono semplicemente vietate per cui quella alternativa corrisponde di fatto alternativa al nulla.
Le idee o le proposte vanno ascoltate e rispettate ma è bene che abbiano fattibilità normativa altrimenti generano confusione e illusione rendendo possibile solo nell’alveo della fantasia ciò che non può esserlo nella realtà.
La domanda è una soltanto: con San Pardo in processione, con qualunque forma ed in qualsiasi modo, quanta gente pensate si possa riversare in strada? La mia risposta è: migliaia, perché…..San Pardo è San Pardo!
Detto questo, non credo ci sia nient’altro da aggiungere.
La verità è che non c’è nulla da inventarsi; si tratta semplicemente di accettare la realtà dei fatti e le regole esistenti.
Lecito è sperare, lo abbiamo fatto tutti fino a qualche giorno fa, e magari ingegnarsi, poi però arriva il momento di essere concreti, responsabili e soprattutto non creare confusione con articoli dai titoli sensazionali, aggravando ancora di più lo stato di fibrillazione e di disagio di tantissime persone che stanno vivendo malissimo questa brutta situazione.
Fra pochi giorni sarà dunque San Pardo. Dovremo celebrarLo come non abbiamo mai fatto, è vero; non potrà mai essere la stessa cosa ma occorrerà la stessa dignità, serenità e soprattutto rispetto delle prescrizioni che ovviamente le autorità hanno già predisposto.
La solenne celebrazione delle ore 11 in Cattedrale sarà in diretta per poter essere seguita comodamente da casa mentre per coloro che sceglieranno di stare di persona nel centro storico per seguirla in filodiffusione, si raccomanda di rispettare la distanza interpersonale prevista e di non accedere all’area interdetta dinanzi la Cattedrale onde evitare problemi di ordine pubblico che porterebbero all’interruzione della funzione religiosa.
San Pardo non ha bisogno di eroi da strapazzo ma di uomini e donne che lo onorano sempre nel migliore dei modi e che torneranno presto a celebrarLo così come i nostri padri ci hanno insegnato.
È solo questione di tempo.
Ma per ora, l’auspicio è che possa essere un giorno da vivere con accresciuta consapevolezza della sua importanza per la vita di ognuno di noi e della nostra città.
Un giorno da vivere serenamente in famiglia e magari da condividere in sicurezza almeno con gli amici più cari.
Auspico i rintocchi dei campanacci e poi, mentre spero che questa orribile storia ci insegni a non dare mai per ovvia o scontata la nostra indispensabile festa, voglio tornare a pensare che per il resto della nostra vita non accada mai più un fatto simile”.