Pardo Di Paolo Agronomo
Il dibattito sulle acque del Liscione è già terminato. Il Molise non vuole discutere del suo sviluppo, cioè del suo futuro. La questuante opinione pubblica molisana tace per consentire alla classe dirigente di realizzare la scomparsa economica della società molisana. Nessun politico, sindacalista, tecnico regionale ha detto ai molisani perché l’agricoltura del basso Molise non consuma più i quantitativi di acqua del Liscione che consumava fino al recente passato. Nessuno spiega alla disinteressata società civile perché sono diminuite le aziende ad indirizzo orticolo, frutticolo e zootecnico, utilizzatrici di acqua. Nessuno dice perché sono state eliminate dal mondo agricolo regionale quelle strutture tecniche che permettevano agli agricoltori regionali di produrre beni alimentari della quantità richiesta dai consumatori.
Nessuna parte politica regionale ha impedito la scomparsa dell’industria di trasformazione e delle strutture per la commercializzazione dei prodotti agricoli. Tutte le maggioranze governative regionali degli ultimi decenni, hanno dimostrato di aver volontariamente rinunciato al governo dell’economia regionale preferendo semplicemente gestire, con metodi clientelari, le rimesse da Roma o dalla UE, foraggiando le clientele, più in funzione dell’apparato dei voti, come dimostra la vicenda del centro Covid a Larino che ha fatto insorgere la lobby dei medici campobassani e di taluni politici, amletici grillisti campobassani. Purtroppo anche l’agricoltura conferma che il Molise è una regione sprecona, come la sanità e come il turismo.
Pur essendo dotata di infrastrutture basilari (diga, ospedali e patrimonio storico), la classe dirigente con il consenso dell’elettorato, impedisce la creazione di reddito ed occupazione diffusi, assicurandoli solo agli adepti delle clientele, principalmente di quelle dei tre comuni con decine di migliaia di votanti. Di questa situazione ne approfittano chi deve vendere l’acqua, chi la compra per rivenderla, chi deve realizzare ina “grande opera” devastante per il territorio, almeno da un punto di vista idrogeologico, sempre con i soldi rimessi da Roma e dalla UE. Praticamente lo sfacelo economico molisano serve ad arricchire imprese, tecnici regionali ed extraregionali.
Un’ultima considerazione fa fatta sulla cessione di acqua dal Molise alla Puglia, cioè bisogna chiedersi, prima di sprecare acqua, se i consumi idrici irrigui in Puglia sono razionali, rispetto alle superfici irrigate ed alla quantità di derrate prodotte. Questo quesito bisognerebbe farcelo chiarire da una commissione di studiosi internazionali.