Agricoltori in ginocchio e Cavaliere dorme

Michele Mignogna

L’agricoltura regionale è in ginocchio e gli agricoltori, stufi di ritardi e inadempienze sono sul piede di guerra. Sotto accusa manco a dirlo, l’assessorato regionale guidato da Nicola Cavaliere, appassionato cacciatore ma il nulla sotto l’aspetto della programmazione agricola e quindi di sviluppo del settore. Un settore pieno di potenzialità ma che il miopismo della classe dirigente sta riducendo in polvere.

È questo il grido di allarme di un gruppo di imprenditori e imprenditrici agricoli che stanno vivendo sulla propria pelle l’immobilismo e l’impreparazione di chi invece di risolvere i problemi li accentua.

Partiamo dai fondi promessi, quasi nessuno di quelli contattati da noi, è riuscito ad accedere al famoso “click day”, lo sanno tutti, il sistema è andato in tilt poco dopo l’avvio della mattanza per chiedere i fondi. Ma non è questo il problema principale, il fatto è che se facciamo riferimento, come dicono loro, al fatturato dello scorso anno, è chiaro che il primo quadrimestre, riferimento indicato per accedere agli aiuti, non ci rientrano gli agricoltori, per il semplice fatto che il reddito in agricoltura prende forma durante l’estate, quando si raccoglie, e quindi, da quel che ci risulta nessun agricoltore è riuscito ad accedere. E ancora, i fondi che hanno tanto pubblicizzato qualche settimana fa, circa sette milioni e mezzo di euro, non sono altro che pagamenti dovuti dagli scorsi anni, pagamenti arretrati che hanno fatto passare come “manna dal cielo” quando in realtà sono pagamenti delle scorse campagne, mentre per il 2020 non c’è nulla, altro che aiuti post covid! Una propaganda continua dell’assessorato al niente, tanto che vorremmo proporre lo sdoppiamento dell’assessorato,  caccia e pesca a Cavaliere e agricoltura a chi ne capisce altrimenti a breve saranno decine le aziende che chiuderanno.

Cavaliere e l’allergia agli agricoltori

Non perde occasione l’assessore all’agricoltura, Cavaliere, di litigare e offendere chi con il proprio lavoro nelle campagne mantiene anche lui. Capita spesso, infatti, anche negli incontri pubblici che agli agricoltori che lamentano ritardi del suo assessorato,  ripeto il suo assessorato,  l’assessore risponde che “se non siete capaci di fare gli imprenditori cambiate mestiere”, loro devono cambiare mestiere non chi (lui) non è in grado di dare risposte, lo stesso vale per i tecnici regionali che subiscono lo stesso trattamento degli agricoltori (incapaci e buoni a nulla)  non solo, consiglia addirittura di vendere i terreni e gli acquirenti glieli troverà lui. Che poi chi sarebbero questi acquirenti? I grandi gruppi agricoli che sfruttano il territorio senza dare nulla in cambio? Amici suoi? Amici delle organizzazioni di categoria che deve tutelare per una mangiata di voti? Non lo sappiamo. Ci sono decine di testimoni presenti a questo incontro, che si è tenuto prima della chiusura per il Covid. Quindi non solo il danno, devono subire anche la beffa da chi al massimo, può coltivare un geranio sul terrazzo e sparare i pidocchi col fucile. Un atteggiamento che non aiuta un settore che sicuramente ha bisogno di interventi seri e programmati. Poi c’è il problema dell’inaccessibilità agli uffici ancora chiusi per il coronavirus e “telematicamente non possiamo fare nulla perché gli stessi impiegati non sono messi nelle condizioni di operare”, ci dice un imprenditore che non riesce ancora a risolvere alcuni problemi, e quindi la colpa è a monte, insomma un’amministrazione regionale peggio della pandemia in corso. Troppa burocrazia che insieme alla poca professionalità determinano lo stallo del settore.