I cinghiali continuano a distruggere reddito, la storia di Salvatore D’Alesio

I cinghiali continuano a distruggere il reddito di tanti agricoltori, mesi di lavoro per non raccogliere nulla o quasi, e molti di loro ormai sono, come si suol dire, alla canna del gas. “Tanto lavoro e spese per non raccogliere nulla, non solo perché mangiano quello che seminiamo, fanno delle buche nei terreni da me coltivati che non permettono ai mezzi di poterci lavorare, ho avuto danni enormi ai trattori e alle mietitrebbie, anche questi regolarmente segnalati all’assessorato, questo sta succedendo oggi”, dice Salvatore D’alesio, agricoltore di Larino, amareggiato e arrabbiato da anni di lotta impari, con quella che è diventata una vera e propria invasione, tanto è vero che da mesi vediamo foto di cinghiali nelle città anche molisane. Ma oltre ai cinghiali c’è un’altra bestia con la quale Salvatore deve fare i conti, un animale che non ha testa ma ha tanti artigli, è la burocrazia regionale.

Un fosso creato dai cinghiali

“Dal 2017 che non mi viene dato un centesimo di risarcimento, come dice la legge – continua Salvatore – vengono a fare i controlli i tecnici dell’assessorato regionale all’agricoltura, ma poi succede di tutto, perdono i verbali, non si trovano più, sbagliano le superfici che noi comunichiamo, carte alla mano, addirittura spesso affermano, come è successo a me pochi giorni fa, che i danni che facciamo vedere sono vecchi quando sanno bene che cosi non è. Cosi succede che da dieci o quindici ettari seminati a grano, regolarmente distrutti dai cinghiali, in regione risultano solo due ettari, e fanno il calcolo dei danni solo su due ettari. Svista? Errore di distrazione? So solo che da ormai cinque anni combatto con i cinghiali da una parte e la burocrazia dall’altra. Faccio questo lavoro da sempre, e so fare solo questo, oggi sono arrivato al punto di non riuscire nemmeno a guadagnare per la famiglia, per le spese quotidiane, e questo perché chi dovrebbe essere deputato a trovare le soluzioni più veloci ed efficaci per noi agricoltori non è in grado di farlo”.

L’amaro sfogo di Salvatore trova spesso porte chiuse o pressapochismo nelle istituzioni regionali. Come si fa a perdere i documenti protocollati chiediamo all’assessore Nicola Cavaliere? Com’è possibile mandare sul campo persone che, a essere buoni, sono poco preparati? E perché questo accanimento verso persone che vivono, dovrebbero vivere, del loro lavoro? Cosa deve fare questo agricoltore per vedersi riconosciuto un diritto, quello al risarcimento, che qualcuno ha scritto in una legge? Assessore, se può, dia una risposta a Salvatore D’Alesio.