“Molti si chiedono con stupore: ma davvero in Molise c’è anche la mafia? He si, proprio in Molise c’è anche la mafia. Leggendo questo libro, si comprende bene la portata di questa presenza”. Questa la prefazione di Salvatore Calleri, Presidente della fondazione Antonino Caponnetto, che fa del libro del giornalista molisano Giovanni Mancinone. Un libro che fa letteralmente tremare i polsi sulla presenza criminale in questa piccola regione che tutti cedono essere l’eden, ma che nei fatti non è per nulla diversa da tante altre regioni italiane in cui la mafia e la ‘ndrangheta ormai spadroneggiano.
Mancinone racconta un Molise diverso, un Molise che si è trovato (e si trova ancora) al centro di un crocevia di attività criminali, legate soprattutto al traffico di stupefacenti e di armi. Mancinone ricostruisce passo passo, grazie anche al racconto degli inquirenti e dei vertici delle Forze dell’Ordine, ciò che in questo fazzoletto di terra accade e, aggiungo io, in troppi si girano dall’altra parte.

Mancinone racconta moltissimi dei fatti oscuri che hanno riguardato il Molise negli ultimi decenni, “quello che gli italiani non sanno su un crocevia di affari, omicidi, armi, droga, terroristi e latitanti”. Si parla in particolare di un’inchiesta grazie alla quale è stato scovato un inimmaginabile narcotraffico tra il Molise e Bogotà, ma vengono ancora raccontati il soggiorno obbligato del sindaco di Palermo Vito Ciancimino a Rotello, l’omicidio di Lea Garofalo e quelli compiuti da Angelo Izzo. Ci sono poi i traffici illegali di rifiuti interrati nel basso Molise o nelle cantine di Castelmauro e ancora storie di riciclaggio e di sindaci uccisi come Carmine Troilo, primo cittadino di San Martino in Pensilis colpito a morte da un ex ergastolano nel 1993. Nicchie di illegalità che a volte sono supportate dai comportamenti della classe politica che alimenta quel sistema clientelare che porta i cittadini e le imprese a non avere gli stessi diritti. E’ vero, qui non si spara, non si uccide, ma vige un sistema che penalizza le aziende e le famiglie che con dignità chiedono diritti e non raccomandazioni (ha dichiarato Mancinone all’ANSA).
Un Molise che non ti aspetti, una regione che negli ultimi anni è stata scoperta da tanti turisti, ma che sono stati preceduti da uomini del malaffare, finti pentiti che raffinavano ancora droga nonostante il programma di protezione, oppure trafficavano in armi, ma anche le energie rinnovabili, purtroppo, spesso sono legate agli affari della mafia, cosi come la gestione dei rifiuti. Insomma, Mancinone ci ha regalato uno spaccato del Molise al quale faccio fatica a credere io per prima, un libro da leggere per conoscere e riconoscere i fatti.