Per politica si intende l’amministrazione della “polis” per il bene di tutti, la determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano.
Per etica si intende una branca della filosofia che si occupa dei comportamenti umani.
Quindi, dall’incrocio delle due parole si desume che il governo della città deve essere improntato al rispetto delle regole. Queste ultime devono permettere di distinguere i comportamenti umani in buoni, giusti, leciti che vanno tenuti separati da quelli ingiusti, illeciti, sconvenienti o cattivi.
Per cui nella gestione della cosa pubblica è auspicabile che chi governa imposti l’azione politica tenendo conto dei concetti appena esposti. Quando invece i comportamenti tenuti non sono rispettosi delle regole, sia esse scritte sia esse derivanti da consuetudine, occorre applicare un sistema sanzionatorio che possa punire il trasgressore. La punizione principe da applicare è quella di far si che chi abbia avuto comportamenti ingiusti, illeciti, sconvenienti o cattivi non governi più.
Molte volte accade però che chi amministra ha comportamenti apparentemente leciti ovvero adotta atti amministrativi che appaiono formalmente legittimi che nascondono comportamenti ingiusti, sconvenienti, illeciti o cattivi.
Tutto questo succede perché l’amministrare la cosa pubblica non è l’obiettivo principale del politico di turno. L’obiettivo principale è accaparrarsi un lavoro anche per parenti e amici, ottenere benefici economici immediati e duraturi, ottenere servizi il cui costo ricade sulla collettività ecc. ecc.
Per frenare quindi il diffuso malcostume nella gestione della cosa pubblica non occorre solo la sanzione sia essa avente funzione deterrente o punitiva ma occorre quella consapevolezza popolare che permette una scelta migliore dei propri rappresentanti.