Nell’attuale Ordinamento degli Enti Locali, contenuto nel Dlgs n. 267/00 Tuel, all’art. 50, comma 12, è disciplinato l’uso della fascia tricolore: “Distintivo del Sindaco è la fascia tricolore con lo Stemma della Repubblica e lo stemma del Comune, da portarsi a tracolla”.

Il Sindaco mette la fascia in tutte le manifestazioni ufficiali, in qualunque veste intervenga, quando egli è assente o impedito temporaneamente spetta al vicesindaco fregiarsene, ai sensi dell’art. 53, comma 2, del Dlgs n. 267/00 Tuel.
Tale segno ha una funzione caratteristica, finalizzata a rendere evidente la differenza tra il Sindaco e gli altri titolari di pubbliche cariche, sottolinea l’impegno che il Sindaco si assume nei confronti dello Stato e della comunità locale. L’alto ruolo istituzionale svolto impone un uso corretto di tale distintivo sindacale, come da Circolare del Ministero dell’Interno 4 novembre 1998, n. 5/98 – Fascia tricolore – pubblicata nella G. U. n. 270/1998.
Dunque, la disciplina dell’uso è legata, alla natura delle funzioni sindacali, in quanto capo dell’Amministrazione comunale e Ufficiale di governo.
Il Ministero dell’Interno ha ribadito in diversi pareri il concetto che l’uso della fascia tricolore, anche per delega dello stesso Sindaco, da parte di altri soggetti diversi dal Vicesindaco, seppur incardinati nell’Amministrazione comunale o facenti parte di Organismi o Enti a cui partecipano gli Enti Locali con propri rappresentanti, non appare in linea con il dettato normativo.
La delega è ammessa solo nelle ipotesi indicate da esplicite previsioni normative, come quella di cui all’art. 70, del Dpr. n. 396/2000, ove, in ragione della particolarità delle funzioni espletate, si prevede che “l’ufficiale dello stato civile, nel celebrare il matrimonio, deve indossare la fascia tricolore…”.
Dunque il Sindaco è vincolato al suo utilizzo nei limiti previsti dalla normativa.
La fascia tricolore è composta dei colori nazionali: verde, bianco e rosso; così come all’art. 12 della Costituzione, indica le caratteristiche della bandiera italiana. Va indossata a tracolla sulla spalla destra, con il colore verde rivolto verso l’alto, vicino al collo e di conseguenza il rosso rivolto verso il basso; deve essere sempre curata, pulita e in ordine. Occorre, altresì, osservare un comportamento e un abbigliamento consono, quando viene indossato tale segno distintivo, che richiama il principio dell’unità ed indivisibilità della Repubblica.
Alla fascia tricolore si estende il disposto dell’art. 292 del Codice penale che tutela la bandiera e i colori nazionali, talché costituisce reato l’offesa ad essa.
Tuttavia il Ministero dell’Interno ha evidenziato nei pareri, che alla luce della Legge costituzionale n. 3/2001, sussiste oggi ampia possibilità per le autonomie locali di disciplinare, con normazione regolamentare, l’utilizzo dei propri segni distintivi, anche a scopo di rappresentanza, senza così ricorrere all’impiego di un simbolo, come la fascia tricolore, attinente nello specifico al Capo dell’amministrazione ed allo svolgimento delle proprie funzioni in conformità alle indicazioni di legge.
Per tale motivo molti consigli comunali hanno deciso di dotarsi di una fascia di rappresentanza con i colori della propria Municipalità, un simbolo per dare al Consiglio un proprio spazio di rappresentanza che merita, ribadendo la propria autonomia funzionale e organizzativa.
E’ proprio questo che deve fare l’amministrazione comunale di Larino ovvero dotarsi di una fascia di rappresentanza da utilizzarsi secondo regolamento, così da non violare la Legge.
Qualcuno potrebbe chiedersi ma perché questo blog interviene sull’utilizzo della fascia tricolore.
Presto detto.
Interviene perché ci sono stati usi impropri della fascia tricolare.
Il primo da parte dell’assessore Angela Vitiello che l’ha utilizzata in occasione della quarta edizione dell’Ecoforum Molise organizzato da LegAmbiente, con il patrocinio della Regione e dell’Arpa, dove il Comune di Larino è stato premiato come uno dei trenta comuni molisani “rifiuti free” e il secondo da parte del Consigliere Antonio Vesce che l’ha utilizzata in occasione della marcia della legalità tenutasi a Larino il 20 maggio.
Sono accettate scuse pubbliche.